stratificazioni religiose
stampa al platino palladio 24x29, file audio 2'52'' in loup
MOSTRA “ONE SHOT” Simone Bergantini, Andrea Botto, Michele Buda, Paola Dallavalle e Fulvio Guerrieri, Francesco Pedrini, Valerio Rocco Orlando, Marco Signorini, Enrico Smerilli, Lamberto Teotino, Patrizia Zelano a cura di Luca Panaro
ONE SHOT, OVVERO “UN SINGOLO COLPO”. UNA STORIA A SÉ CHE NON PREVEDE SEGUITI, UN’UNICA AVVENTURA DA GODERSI TUTTA D’UN FIATO. I PISTOLERI DEL WEST USAVANO QUESTO TERMINE PER INDICARE CHE IL BERSAGLIO ERA STATO COLPITO CON IL PRIMO PROIETTILE SPARATO. NELLA MODERNA EDITORIA DEL FUMETTO SI CHIAMA ONE SHOT UN ALBO CHE NON È INSERITO IN UNA SPECIFICA SERIE. APPLICARE QUESTO TERMINE AL MONDO DELLA FOTOGRAFIA PUÒ APRIRE ALCUNE CONSIDERAZIONI SUL MEDIUM. FOTOGRAFARE È UN ATTO NEL TEMPO, NEL QUALE QUALCOSA VIENE STRAPPATO AL SUO MOMENTO E TRASFERITO IN UNA DIVERSA FORMA DI CONTINUITÀ, DICE WIN WENDERS, CHE PARAGONA IL FOTOGRAFO AL CACCIATORE: APPOGGIA IL SUO FUCILE, MIRA ALLA SELVAGGINA DAVANTI A LUI, PREME IL GRILLETTO, E QUANDO PARTE IL PROIETTILE VIENE SPINTO INDIETRO DAL CONTRACCOLPO. ANCHE “SPARANDO” UNA SOLA FOTOGRAFIA SI OTTIENE UN’IMMAGINE DUPLICE, QUELLA CHE MOSTRA IL SOGGETTO E QUELLA DEL FOTOGRAFO. QUESTA CONTROIMMAGINE NON VIENE NATURALMENTE FISSATA DALL’OBIETTIVO, MA SI MANIFESTA ALLO STESSO MODO TRACCIANDO «UNA SILHOUETTE DELL’ANIMO DEL FOTOGRAFO». SE WENDERS SOFFERMA LA SUA ATTENZIONE SULLA MACCHINA COME UN OCCHIO CAPACE DI GUARDARE NEL CONTEMPO DAVANTI E DIETRO DI SÉ, IN QUESTA MOSTRA SI È VOLUTO INSISTERE ANCHE SU UN TERZO PUNTO DI VISTA, QUELLO DELLO SPETTATORE, CHIAMATO A “ENTRARE” NELLE DIECI FOTOGRAFIE ESPOSTE, CON LA COMPLICITÀ DELLE SUGGESTIVE CELLE DELLA ROCCA MALATESTIANA IN CUI SONO ALLESTITE. OGNI IMMAGINE PUÒ COSÌ LIBERARE I SIGNIFICATI IN ESSA DEPOSITATI, DALLA MACCHINA E DALL’AUTORE CHE L’HA GOVERNATA, VEDENDO DILATATI I TEMPI DI FRUIZIONE DI CIASCUNA RISPETTO A QUANTO SOLITAMENTE ACCADE ASSECONDANDO LA LOGICA DELLA SEQUENZA. QUEST’ULTIMA È UNA SOVRASTRUTTURA CHE SPESSO COSTRINGE LA FOTOGRAFIA IN UNA CON- DIZIONE CHE FORSE È CONGENIALE AL RACCONTO STORICO-GIORNALISTICO, MA QUANDO VIENE APPLICATA ALL’ESPRESSIONE ARTISTICA, COME CAPITA NELLA CREAZIONE DI UN PORTFOLIO, RISCHIA DI ALTERARE LA FRUIZIONE DELLE SINGOLE OPERE. SPESSO SENZA PORVI TROPPA ATTENZIONE APPLICHIAMO ALLA FOTOGRAFIA ALCUNI CARATTERI CHE SONO SPECIFICI DI ALTRI MEDIA, COME IL CINEMA E LA LETTERATURA. LA NARRAZIONE INNANZITUTTO, INTESA COME SEQUENZA DI IMMAGINI E FATTI; DECLINATO IN FOTOGRAFIA, IL RACCONTO PRENDE LA FORMA DEL REPORTAGE O DELL’ESPERIENZA DIARISTICA. VOLENDO IN QUESTA OCCASIONE COGLIERE UNA DELLE SPECIFICITÀ DEL MEDIUM, ABBIAMO INVECE INSISTITO SUL POTERE COMUNICATIVO DELL’IMMAGINE UNICA, CHE NON SIGNIFICA NECESSARIAMENTE ANTI-NARRAZIONE, MA UN MODO DIVERSO DI RACCONTARE, CHE INSISTE SULLA NECESSITÀ DI UN RITORNO ALL’AUTONOMIA DELL’IMMAGINE, SVINCOLATA DA OGNI CONDIZIONAMENTO ESTERNO. A QUESTA CHIAMATA HANNO RISPOSTO DIECI AUTORI DI GENERAZIONI DIFFERENTI CHE, INVESTENDO SU UNA SOLA FOTOGRAFIA E UN BREVE TESTO DI ACCOMPAGNAMENTO, HANNO ACCETTATO DI DIROTTARE I LORO CONTENUTI IN UN SOLO CANALE, METTENDO IN ALCUNI CASI A REPENTAGLIO LA RICONOSCIBILITÀ DEL PROPRIO LAVORO RISPETTO ALLA PRODUZIONE ABITUALE, FAVORENDO PERÒ LO SVILUPPO DI NUOVE POSSIBILITÀ ESTETICHE.
LUCA PANARO