Vista InaCasa

VISTA

INA-Casa

Il progetto Vista prevede un’esplorazione fotografica dell’architettura italiana di pregio dal dopoguerra ad oggi con particolare riferimento alle case popolari.

 

Le case popolari costruite in Italia dal 1949 al 1963 in forza della legge n. 43, gestite dall’ente INA-Casa e dedicate ai lavoratori, sono costruzioni che si distinguono dall’edilizia d’assalto del dopoguerra per la cura con cui sono state pensate e realizzate.

Nei quattordici anni di attività del piano gli alloggi edificati saranno circa 355.000, raggruppati in quartieri generalmente autosufficienti e, in ogni caso, progettati dai migliori architetti dell’epoca quali, tra gli altri, Giò Ponti, Mario Ridolfi, Franco Albini, Adalberto Libera, Ettore Sottsass, Enea Manfredini, Giancarlo De Carlo, Giuseppe Vaccaro, Vico Magistretti, Carlo Pagano, Vittorio Gandolfi, Mario Tevarotto.

Il pensiero di tali eccelsi professionisti generalmente si esplica – soprattutto nel primo settennio – in buona architettura funzionale alla buona vita. Ma questa felice combinazione tra essenzialità estetica e funzionalità abitativa non sempre viene percepita come tale, poiché le sovrastrutture mentali (anche mediatiche) o lo stigma a volte impediscono di avere una relazione che permetta di valutare obiettivamente la casa popolare dal punto di vista stilistico e urbanistico.

Si vuole ristabilire questa relazione attraverso l’uso di fotografie che contengono QR Code necessari ad indicare, tramite Google Maps, i punti esatti di ripresa. Inoltre le immagini proposte sono abbinate a connessioni geometriche e cromatiche astratte atte a rivendicare la loro autonomia da quanto rappresentato. Sono (o dovrebbero essere) un punto di partenza indipendente e autosufficiente per generare un percorso di consapevolezza che permetta di rivolgere all’architettura lo sguardo necessario, oltre ogni implicazione feticista, a trasformare l’oggetto osservato nell’opera. Questo spostamento duchampiano ha l’intento di creare nuovi rapporti tra chi guarda e l’edificio guardato, tra la fotografia e la visione diretta, tra il pregiudizio e l’osservazione “coatta”.

 

Le fotografie che seguono si riferiscono a due esempi eccellenti: l’unità residenziale Galleana, quartiere Ina-Casa di via Raineri a Piacenza progettato da Giuseppe Vaccaro tra il 1953 e il 1960, e il piccolo complesso residenziale Ina-Casa di Baveno progettato da Giancarlo de Carlo tra il 1951-1953.

Il primo è un quartiere paradigmatico in riferimento alle qualità salienti dei progetti Ina-Casa realizzati in tutta la penisola, con particolare riferimento alla salubrità dell’abitare per gli ampi spazi verdi comuni, alle strutture di servizi previsti, quali negozi, centro sociale e, veramente mirabile, l’asilo.

Il secondo è un gioiellino architettonico aggettante sul Lago Maggiore dove De Carlo mette in pratica il concetto di “architettura partecipata” che si esplica nella sua frase: “non bisogna costruire ‘per’ gli abitanti ma ‘con’ gli abitanti”, mostrando una particolare sensibilità politico-sociale verso un’architettura alternativa a quella meramente estetizzante.